Visualizzazioni totali

sabato 7 maggio 2011

Seconda stella a destra...


Cosa significa essere un eterno Peter Pan?
Rifiutarsi di crescere? di prendersi le responsabilità?
Me lo sento ripetere spesso. Io lo prendo come un complimento, anche se magari per chi me lo dice non lo è.
E non lo è perchè non sa cosa significa veramente, perchè basa il suo giudizio magari sul fatto se o meno una persona ha una relazione stabile oppure vive storie brevi.
Eppure il racconto è chiaro, per esempio nel corso dello scontro finale, a capitano Uncino la spada gli cade di mano, ma Peter anziché finirlo, lo invita  a raccoglierla. A quel punto, colto dal dubbio sulla vera identità del suo acerrimo nemico, il pirata chiede al ragazzo: “ Pan, chi o che cosa sei tu?”  e Peter gli risponde:
“ Io sono la giovinezza e la gioia. Sono un uccellino appena uscito dal guscio”.
Peter dunque  é pura prospettiva.
 Egli é al di sopra del tempo, perché volando é riuscito a sottrarsi alle implacabili rotazioni terrestri, ai giorni , ai mesi e agli anni. E’ un’eterna primavera, uno stupore infinito. Non é l’archetipo del fanciullo, ma di chi, a prescindere dall’età, ama vivere giocando
E’ l’archetipo di chi riesce a vivere il presente con gioia e freschezza d’animo.
“ La realtà é vivente solo se permeata d’affetti, solo se fra essa e chi ne partecipa fluisce una corrente emotiva che crea la circolarità benefica di un mutuo scambio...questa interazione nell’infanzia assume un’intensità ed una magia indimenticabili” dice Carotenuto (La strategia di Peter Pan – Bompiani).  Ovviamente questa affermazione comporta che ci si sia invecchiati, ma nella fiaba Peter Pan dimentica facilmente tutto tranne che di non voler crescere.
Io preferisco cercare di vivere la mia vita in questo modo e mi ritengo fortunato di avere anche solo la percezione di farlo. Questo non presuppone la fuga dalle responsabilità o il rifiuto di crescere, è il contrario.
Affontare le cose con lo stesso senso di stupore di imparare di conoscere di un bambino.
Senza lasciare che la vita si riduca ad una serie di eventi giornalieri ripetitivi senza emozioni di gioia o meno. Provando a trasformare in un gioco anche il lavare i piatti.
Senza essere ossessionato dalle apparenze, dal giudizio degli altri, dalla ricerca del successo.

Ho aperto lo studio che non avevo un cliente, con un punto interrogativo sulla testa che pesava più di elefante. Senza più mio babbo che avrebbe potuto aiutarmi. Ho lavorato con tutto quello che avevo dentro per costruire qualcosa.

Ho due nipoti che sono rimasti senza babbo e poi senza nonno da piccolissimi. Ho cercato di crescerli nella speranza che non sentissero e gli pesasse questa mancanza. Ho dedicato loro tutto il tempo che ho potuto, sperando di farli crescere sereni e non fargli sentire il peso di quello che gli era stato sotratto.
Non sapendo mai se sarei stato all'altezza.

 

Non mi son mai permesso di dire ad altri quello che dovevano fare per indirizzarli in un senso o in un altro perchè secondo loro era giusto così intromettendosi nella vita degli altri parlando male o dell'uno o dell'altro.
Tutta questa società vive di queste cose, vi hanno fatto programmi televisi ad ok, sfogatevi con quelli, ma lasciatemi perdere.

Come si legge nel Piccolo Pricipe non bisogna dimenticarsi di essere stati fanciulli.
Sono un eterno Peter Pan, va bene ma voi siete diventati pirati.

fsn




 

Nessun commento:

Posta un commento