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sabato 14 luglio 2012

IMBARBARIMENTO SOCIALE ED TECNOLOGIA

Tutti questi social NetWork. Tutta questa esigenza di rendere partecipi gli altri delle nostre vite, emozioni e quanto altro mi sembra una sorta di morbo che ha contaminato la cultura occidentale.
Il paziente zero mi sembrano siano stati quelli affascinati dalla TV. In costante ricerca dei 15 minuti di notorietà televisiva.
Frustrati dal fallimento hanno trovato nei social network una valvola di sfogo.
La sindrome da Grande Fratello, quello di Orwell, si è così diffusa in tutta la nostra cultura.
Le nostre esistenze, le nostre esperienze più significative, ma anche quelle più insignificanti assumono valore solo se e quando vengono diffuse attraverso i media e condivise con il maggior numero di persone.
Una sorta di regressione all'ètà primitiva, dove le vite dei singoli erano scandite da un certo numero di riti a cui partecipava tutta la comunità.
Nelle epoche successive l'uomo è diventato individuo e più sicuro di sè e indipendente, ma nei momenti di crisi collettiva di valori e di conseguente fragilità individuale come oggi ritorna la necessità di appoggiarsi ai propri simili e di amplificare il proprio vissuto per renderlo in qualche modo più reale.
I mezzi di comunicazione di massa, internet hanno strumentalizzato e utilizzato queste forme espressive spettacolarizzandole condendole con una dose preoccupante di cinismo.
Il nostro cervello, pressato da tutto questo, non riesce più ad elaborare i carichi emozionali, per cui ogni turbamento viene espulso e condiviso.
Tutto condito con narcisismo, esibizionismo voyeurismo che sviliscono le relazioni umane a banali frasi fatte e slogan e ci condannano ad una solitudine di milioni di esseri.
Il rimedio?, non lo vedo. Forse la cultura, coltivare i rapporti semplici , e per loro tramite ritrovare la capacità di critica e non farsi portare versola strada tracciata da altri.

fsn

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