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giovedì 15 aprile 2010

racconto liberamente tratto.

Un giovane studente di legge, o forse già avvocato. con la passione per il tennis; e di fumetti.
è seduto e sta pensando alle parole da dire, alla persona che attende.
la incontra spesso alla solita ora e il solito giorno e intanto disegna la loro storia.
Scrive un fumetto.
Sapesse disegnare lo farebbe davvero.
Gran parte delle tavole sono state inchiostrate, predisposte le nuvole; mancano solo le parole da mettere dentro.
Difficile sceglierle; difficile decidere cosa dire e cosa tacere.
Il giovane guarda l'orologio, come se già sapesse per istinto che si sta avvicinando l'ora in cui può vederla.
E allora alza gli occhi senza nemmeno ancora posare la penna, sorride all'idea di lei che arriva, e lei arriva sul serio.
Un accenno di saluto, poi lo sguardo si abbassa , guarda altrove. Per nascondere quello che è così evidente.
Cammina sorridente, e a lui sorride . Un accenno di saluto poi lo sguardo si piega. Anche il suo.
A volte basta così poco. Basterebbe un cenno per dare quel coraggio che adesso manca.
Un piccolo segnale nel mezzo del niente.
.
La penna, vera o no che sia lentamente scivola fra le dita.
Il sorriso lentamente scivola sulle labbra.
Rimane in attesa.
L’indifferenza uccide.

Ogni cosa è al solo fine di farla voltare verso di lui

Lui rimane lì.
Finchè non decide di alzarsi.
Lascia la penna, la carta.
Inizia a camminare.
Non riesce neppure più a pensare.
Lui non sa cosa dire. Non sa cosa dirsi.
Si sente come un fumetto ancora senza parole.
Quando gli mettono davanti una penna, disegna la prima cosa che gli viene in mente che non sia lei.
E quando inizia a parlare, l'unico discorso che riesce a fare, è quello delle note che ridanno sequenza ai suoi pensieri e suono a quelle parole che non era riuscito a scrivere.

1 commento:


  1. Forse basterebbe davvero che lui avesse il coraggio di non chinare la testa dopo un sorriso e dirle "scusami, sto disegnando un fumetto, ma non trovo le parole per dargli vita... potresti aiutarmi?"

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