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domenica 19 dicembre 2010

FSN E MARK!

 Finalmente ho decorato il mio corpo. Ne sono molto contento.
Credo che la stessa cosa la dovrebbe fare anche il mio compagno di squadra Mark Lenders. Certo, in quanto prototipo del tamarro, un gattino non sarebbe indicato, ma credo che, visto il suo gusto estetico, saprebbe trovare quello che sarebbe più adatto.
Il povero Mark non ha avuto un infanzia facile. E per questo cerco di dargli una mano.
Nato "nero" in una famiglia giapponese da centinaia di generazioni, è stato fin dalla nascita oggetto di studi scentifici. La madre ha sempre negato rapporti extraconiugali attribuendo il colore della pelle di Mark alle numerose lampade che in quel periodo si stava facendo per partecipare al concorso Miss lampada Giappone.
Il marito non  aveva motivi per dubitare il contrario, sapendo che sua moglie non si allontanava da casa se non appunto per andare a farsi le lampade da Matsugoro Sakurambo detto l'africano, strano giapponese senza occhi a mandorla, con i capelli ricci(mai visto un giapponese con i capelli ricci) e un enorme naso forato da un campanello d'oro.
L'emarginazione che il colore della pelle provocò, spinse Mark a abbracciare la filosofia del bullo di periferia.
Si vestì di conseguenza.
Maglia a maniche corte arricciate, si dice per nascondere fin dall'età di 3 anni un pacchetto di Malboro, ma nessuno ha mai visto cosa ci sia in realtà. Jeans sdruciti e capelli lunghi fino agli occhi tanto da coprirne uno solo.
A scuola il povero Mark non è mai stato una cima, tanto da abbondarla per dedicarsi al gioco del calcio spinto da un barbone alcolizzato che si fingeva un allenatore e che stranamente feceva allenare Mark in riva al mare con un pallone da 5 KG colpendolo con un bastone sulla schiena tutte le volte che cercava di riposare, per poi tirarlo su con massiccie dosi di alcol.
Il barbone insegnò a Mark che nel calcio come nella vita quello che conta è fare tutto da soli e mandare tutti gli avversari in ospedale, per poi vincere 2-0 a tavolino per mancanza di avversari.
Ben presto applicò gli insegnamenti nelle partite diventando un idolo per tutti i giapponesi che adesso si tingono la faccia di nero e si arricciano le maniche delle magliette, tanto da eleggerlo icona tamarra del Giappone.
Chissà se si facesse un tatuaggio che successo....
fsn

4 commenti:

  1. perché te pensi che la maglia con la M fosse una maglia vera?
    io pensavo fosse loja, o magari un tatuaggio...

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  2. oppure lividi provocati dallle mazzate dell'allenatore alcolizzato!

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  3. comunque la muppett era una squadra di loschi figuri, se non la squadra del lato oscuro. ti ricordi anche ed warner?
    appese le scarpe al chiodo saranno finiti tutti nell'industria dello spaccio...

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  4. Me lo ricordo se ne stava fermo al palo come una prostituta poi quando tiravano in porta si dava la spinta con i piedi sul palo e volava a parare il pallone dall'altra parte della porta....un idolo. Io tifavo Lenders e Warner altro che quelle femminucce della New Team..

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