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sabato 28 marzo 2009

fumetti

Quella sera di agosto, restando li in mezzo ai due gruppi, con il mare che gli lambiva appena i piedi nudi, Peter all’improvviso afferrò qualcosa di molto ovvio e terribile: un giorno o l’altro, avrebbe lasciato il gruppo che scorrazzava sfrenato lungo la spiaggia, per unirsi a quello di chi restava seduto a parlare. Era difficile crederci, ma sapeva che sarebbe andata proprio cosi. Allora si sarebbe interessato a cose diverse, come lavoro, denaro, tasse, interessi bancari, chiavi e caffè, e sarebbe rimasto a parlare, per ore e ore, seduto.
Questi pensieri gli pesavano sul cuore quella sera quando decise di andare a dormire. Non si poteva certo definirli pensieri felici. Chi avrebbe potuto rallegrarsi alla prospettiva di una vita trascorsa stando seduti a parlare ? O facendo commissioni e andando a lavorare? Senza giocare mai, senza mai divertirsi sul serio? Un giorno o l'altro, sarebbe stato una persona del tutto diversa. Data la lentezza del fenomeno, non se ne sarebbe neppure accorto, e una volta successo, quel Peter giocoso e allegro di undici anni sarebbe stato talmente lontano, talmente strano e incomprensibile, quanto apparivano adesso gli adulti a lui. E con questa malinconia, se ne andò scivolando nel sonno.

Ian McEwan “L’inventore di sogni”


alzarsi al mattino assonnato con la voglia di stare ancora a letto, come mi è sempre successo, fin da quando ero piccolo
vestirsi in fretta con quello che è pronto, che adesso significa quasi quotidianamente giacca e cravatta, o abito da matrimonio, anche in estate, anche per darsi un tono ed evitare che i colleghi o i clienti ti considerino un ragazzino, più di quanto non sembri, senza però prendersi mai troppo sul serio, una rapida sbarbata, scendere, bere, se c'è il tempo, un caffè, uscire masticando una brioches, senza vergogna, come da piccolo,
sorridere alla gente e alle loro stranezze, passare dalla edicola sperando sia uscito l'ultimo numero di Julia, ritrovarsi allo Studio fra fascicoli, fax, processi, aprire la posta, e uscire,
pensando al rumore dei tuoi passi quando entri in Tribunale
sulle scale in pietra
e stupirsi persino un pò nel trovarsi a riflettere che la mia vita mi piace, in fondo.
anche quando mi fa schifo. Anche quando i pensieri sorridono all'ingiù, anche quando le nuvole sono grigie
e arrivare a sera con quella stanchezza, che è la stessa di sempre, come quella di aver giocato a pallone per ore fuori con gli amici, che si scioglie facilmente nell'abbraccio di chi ti è vicino. Come sempre, come è sempre stato, Perchè sono sempre lo stesso, perchè non sono cambiato.


Fsn 

4 commenti:

  1. ...io invece, per vari motivi, ho sempre pensato che solo quando sarei stata capace di stare seduta a parlare per ore avrei potuto dare il meglio. (anche perché correre sulla spiaggia, diciamolo, non è mai stato il mio forte)....

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  2. i pensieri che sorridono all'ingiù sono una delle immagini più carine che hai dato. perché comunque sorridono. all'ingiù, ma va bene lo stesso.

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  3. Dopo la notizia dei parcheggi licantropi, i miei pensieri più che sorridere, ridono, ridono fino alle lacrime.

    ahahahahahhahha

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